La partecipazione di Claudio Bertini al Convegno AIA dell’11 dicembre 2019

20 anni fa diveniva operativo in Italia il Decreto Legislativo 4 agosto 1999, n. 372, riguardante la Prevenzione e Riduzione Integrate dell’Inquinamento (IPPC), una novità normativa che rendeva obsoleta nei fatti l’idea di Command & Control presente nelle antecedenti normative di settore. In tale contesto la prevenzione ed il controllo dell’inquinamento doveva avere un rilievo centrale, agevolando le imprese nell’analisi sistematica e nella riduzione dei possibili rischi ambientali collegati ai propri cicli di produzione. Da allora, i protagonisti che ruotano intorno all’Autorizzazione Integrata Ambientale hanno avuto modo di approfondire sempre meglio questa importante normativa, ma ad oggi non tutti gli obiettivi presenti nello spirito originale della normativa possono dirsi ancora raggiunti.

Anche per questo motivo ha avuto luogo ad Ancona l’11 dicembre scorso, presso il SeeBay Hotel a Portonovo, il Convegno “AIA, l’innovazione normativa a tutela dell’ambiente”. Quest’ultimo ha visto, tra gli altri, come relatore Claudio Bertini, Responsabile Autorizzazione Integrata Ambientale di CAE Srl.
Nell’occasione dei due decenni trascorsi dall’entrata in essere del provvedimento, Claudio Bertini ed Ecocae hanno invitato i numerosi partecipanti del Convegno ad una riflessione collettiva in merito ai molteplici traguardi raggiunti, alle opportunità di sviluppo collegate alla nuova normativa, ma anche alle principali problematiche riscontrate nei processi di gestione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, da parte delle aziende.

 

Claudio Bertini: audit ambientali

L’AUDIT AMBIENTALE è un processo di verifica, sistematico e documentato, utile alle aziende per far emergere in maniera oggettiva e metodica, le eventuali criticità presenti all’interno dei propri processi sottoposti ad indagine.

I possibili obiettivi di un Audit ambientale sono molteplici, scelti di volta in volta dall’azienda a seconda delle proprie necessità.

Negli audit legislativi ad esempio, l’obiettivo principale dell’azienda sarà quello di ricercare, e documentare in maniera approfondita, le eventuali non conformità ed inadempienze associate al mancato rispetto della legislazione ambientale applicabile alle proprie attività.

In questo caso quindi il beneficio principale ottenuto sarà quello legato al raggiungimento di una “tranquillità legislativa”, in grado di garantire l’assenza di possibili sanzioni, amministrative e penali, associate al mancato rispetto delle leggi.

Gli audit gestionali hanno invece come finalità ultima quella di far emergere le eventuali possibilità di miglioramento dell’efficienza produttiva, ed i potenziali risparmi economici ad essa associati, prendendo in considerazione le componenti ambientali coinvolte nelle diverse fasi di lavorazione, come ad esempio l’utilizzo di risorse come energia elettrica, il metano o l’acqua, o la produzione di rifiuti.

L’ottimizzazione dei processi, ottenuta in seguito alla risoluzione delle problematiche emerse durante questo tipo di audit, garantisce all’azienda un rilevante incremento della propria efficienza generale, ed una notevole riduzione dei costi associati alla gestione dei propri consumi o alla produzione di rifiuti.

Gli audit gestionali rappresentano quindi il primo passo per poter formulare programmi coerenti e dettagliati di money saving ambientale.

Gli audit normativi infine, puntano a verificare lo stato di conformità dell’azienda in relazione a norme ambientali specifiche come ad esempio le norme UNI EN ISO 14000, o il Regolamento n. 1221/09 (EMAS), a cui la stessa azienda ha deciso volontariamente di sottoporsi.

In questo caso le verifiche ambientali effettuate hanno di solito carattere periodico, ed hanno come riferimento una normativa che indica le linee guida per la corretta gestione delle metodiche di auditing ambientale, la UNI EN ISO  19011:2012.

Nel processo di audit la figura del verificatore ambientale ricopre un’importanza fondamentale, in quanto a seconda della tipologia di richiesta, necessita di una preparazione specifica ed estremamente approfondita, relativamente alle problematiche affrontate.

Si riporta di seguito una schematizzazione delle varie tipologie di audit ambientale proposte:

claudio bertini

Claudio Bertini: energy manager

La figura dell’Energy Manager nasce nel mondo anglosassone attorno agli inizi degli anni ‘70, e rappresenta attualmente una figura professionale di alto profilo, istituita per legge, il cui compito è quello ottimizzare il bilancio energetico delle aziende, sia pubbliche che private, attraverso l’analisi delle prestazioni energetiche dei singoli processi, e la successiva individuazione di soluzioni specifiche di riduzione dei consumi e dei costi, oltre che di soluzioni tecnologiche più opportune, promuovendo in questo modo l’uso razionale dell’energia.

Affinché l’Energy Manager possa svolgere questi compiti, occorre che l’incarico venga conferito in via ufficiale da parte della direzione aziendale, e che i responsabili delle varie sezioni dell’impresa o dell’amministrazione siano informati di questa iniziativa.

L’elenco degli Energy Manager, in Italia attualmente meno di 3000, è curato e gestito dalla FIRE per incarico del Ministero delle Attività Produttive (http://www.fire-italia.it/).